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Servizio pubblico
Più medici si "integrano" e meglio è
di Maurizio Paganelli
Misurare e valutare i livelli di integrazione delle cure e la reale continuità dei percorsi assistenziali (tra Asl, ospedali e medici di famiglia): difficile obiettivo al quale ha pensato la Fiaso (Federazione Aziende Sanitarie Ospedaliere, 140 aziende su 243) in collaborazione con i ricercatori del Cergas Bocconi. Preso in esame un campione rappresentativo di Asl e tre patologie croniche (diabete con danno d'organo, insufficienza respiratoria BPCO, tumore in fase avanzata).
Dai risultati emerge una media integrazione tra gli specialisti, anche se minore tra i medici di base. Un buon accordo sui percorsi diagnostico-terapeutici ma con scarsissimo uso di sistemi informatici (solo il 2% dei medici usa la mail, impera ancora il cartaceo). L'integrazione sembra dipenda soprattutto dalla "vicinanza spaziale: più lavorano vicino più si scambiano informazioni", dalla gravità dei pazienti e dalla cultura sul tema presente nella Asl.
I pazienti, dal loro canto, guardano quasi esclusivamente alla qualità relazionale (per non dire affettiva) con il professionista; poco interesse sui temi del percorso unitario e dei livelli di integrazione tra medici.
DA INSERTO "SALUTE" DE LA REPUBBLICA 2/7/2009.